Nell’arco della medesima stagione, sostituito lo storico bivacco, ormai obsoleto. Modificata anche la dedicazione
Da ottobre scorso è agibile, a poca distanza dal Colle del Breuil, sullo spartiacque di confine con la Svizzera, ai piedi dell’imponente cresta Est della Gran Becca (la cresta del Fürggen) il nuovo bivacco Bossi-Filippi (3345 m). La struttura sostituisce il vecchio ricovero, modello “Apollonio – Fondazione Berti”, installato dal Cai di Gallarate nel 1969 e intitolato all’alpinista gallaratese Oreste Bossi, deceduto qualche anno prima. Cambia anche la denominazione poiché, insieme ai contribuiti della famiglia Bossi e del CAI Gallarate, la parte più cospicua dei lavori è stata finanziata da Antonella Filippi, figlia dell’alpinista torinese Andrea Filippi, molto impegnato anche sul fronte della Commissione rifugi zonale del Cai, caduto in un crepaccio proprio nei pressi del bivacco il 29 marzo 1959, durante un’uscita scialpinistica.
Firmata dagli architetti Stefano Girodo e Roberto Dini (membri del Consiglio direttivo di Cantieri d’alta quota), si tratta di un’opera leggera e completamente reversibile, con un involucro interno in materiali compositi a base di legno e acciaio dalle eccellenti proprietà di coibentazione e resistenza, e un rivestimento esterno in acciaio Corten. Questo speciale metallo, oltre all’alta resistenza, ha la proprietà di ossidarsi assumendo una colorazione simile alle rocce circostanti. In base alle prescrizioni urbanistiche che richiedevano di ricalcare la cubatura del manufatto precedente, il nuovo bivacco offre 8 posti letto con materassi, cuscini e piumoni, e una piccola zona giorno sul fronte dotata di tavolino, cassapanca e sgabello disegnati ad hoc e realizzati in fibra di legno. Studiato appositamente, il basamento è una vasca di acciaio ancorata alle rocce sottostanti e riempita di pietre recuperate in loco, che garantiscono la massa di gravità per resistere alle condizioni meteorologiche più estreme. Dopo la predisposizione del basamento, avvenuta qualche giorno prima, l’installazione della struttura prefabbricata vera e propria è avvenuta in un’unica giornata di lavoro, tramite 5 rotazioni di elicottero: due per trasferire in loco le squadre operai, una terza per il trasporto delle lamiere di rivestimento e degli arredi interni, e le ultime due per collocare direttamente sul basamento i due moduli prefabbricati di cui si compone il volume, solidarizzati tra loro tramite serrati a secco.
Da notare che, fino a metà luglio 2023, era ancora utilizzabile la vecchia struttura.