Gli esiti del concorso di progettazione per il rifugio collocato lungo le piste da sci nel comprensorio di Madonna di Campiglio, ai piedi delle Dolomiti di Brenta
Sono stati resi noti a maggio gli esiti del concorso per la ristrutturazione del rifugio Graffer al Grostè (2261 m). Si tratta di uno dei 35 rifugi di proprietà della SAT, che da qualche anno ha avviato una collaborazione con gli Ordini degli architetti e degli ingegneri della Provincia di Trento finalizzata a ottimizzare i processi di progettazione dei rifugi, puntando sulla strada dei concorsi di architettura (come nel caso della riqualificazione del rifugio Pedrotti), per la gioia dei progettisti e l’innalzamento della qualità architettonica.
Ben 93 i partecipanti, che hanno battuto strade diverse, come ha ricordato il presidente di giuria Carlo Calderan, già presidente della Fondazione Architettura Alto Adige: «Alcuni hanno collocato il volume dell’ampliamento sul lato nord-est, con sviluppo parallelo all’asse longitudinale dell’edificio; altri sul lato sud-est, mediante addizioni sulla testa dell’edificio; altri ancora sul lato sud-ovest con corpi di mediazione tra la quota del terreno e l’attuale ingresso del rifugio. Altre opzioni hanno adottato un approccio “avvolgente” su tutti e tre i fronti. In generale, solo pochi progetti hanno affrontato in maniera coerente il tema del rapporto tra l’edificio esistente e la topografia degli spazi pertinenziali esterni, tentando di raccordare la quota del piano rialzato con il terreno circostante con soluzioni che talvolta si sono rivelate poco pertinenti rispetto al contesto di intervento e ai limiti di fattibilità economica dell’intervento».
Ha avuto la meglio il gruppo composto da Campomarzio (giovane studio di Trento, che si sta affermando anche sulla scena architettonica sovralocale) e dallo studio Moser Associati. Il progetto vincitore propone un volume aggiunto, integrato all’esistente, che intende rievocare l’atmosfera e la storia del rifugio, recuperando nei materiali e nell’immagine l’edificio originario realizzato nel 1947, poi demolito a fine anni ’80: quella di chalet modernista a piani orizzontali su due livelli sfalsati. Ma le visualizzazioni di progetto restituiscono un volume scatolare piuttosto anonimo, tipo autogrill. D’altronde, ci troviamo lungo le piste, prese d’assalto durante la stagione sciistica.
In tal senso, puntando a figurazioni più inedite, osa di più il progetto secondo classificato, guidato da Giada Saviane (immagini qui sotto).
I primi cinque progetti classificati si possono vedere sulla piattaforma Concorrimi, ove è stato istruito il concorso.