Una preziosa monografia sul rifugio più alto delle Alpi orientali
di BARBARA CONTESSI
…Von sul Mont… è un volume voluto dalla SAT di Pejo per celebrare i 100 anni del rifugio Città di Mantova sul Monte Vioz (3.535 m), inaugurato il 2 agosto 1911.Dal lavoro di ricerca documentale del suo curatore, Francesco Groaz, è scaturito il racconto, quasi unico nel suo genere, della prima costruzione (e poi delle successive ristrutturazioni) del rifugio più alto delle Alpi orientali, attraverso uno spaccato della storia d’Italia, della vita della Val di Sole, dell’alpinismo, nonché dell’ingegneria dei primi anni del XX secolo.
La storia della costruzione del rifugio e del sentiero che lo collega all’abitato di Pejo è inevitabilmente legata a quella della famiglia Groaz e, in particolare, a quella della guida alpina e albergatore pegaese Matteo Groaz, il quale appoggiò con entusiasmo, dedizione e molti sacrifici la sezione di Halle del Club Alpino austro-tedesco, la quale si era resa disponibile a finanziare il progetto di erigere un rifugio nella parte più meridionale del Gruppo dell’Ortles, per facilitare i collegamenti alpinistici tra il suddetto gruppo e la Val di Sole. Lo stesso Groaz riteneva inoltre indispensabile un rifugio sul Monte Vioz al fine di permettere il giro delle Tredici Cime rimanendo in quota. Così racconta il curatore, che ne è nipote: “Il nonno aveva proprio la fissa del rifugio, per lui era come una malattia: lo voleva a tutti i costi!!”.
Von sul Mont (“vado sul monte”) è un termine usato sull’arco alpino per indicare il consueto luogo di montagna dove ci si reca per accudire il bestiame, tagliare la legna o il fieno; per Matteo questo luogo era sicuramente identificato con la cima del Vioz e quelle vicine. Da qui la scelta del titolo del volume, che è una collezione preziosa di testimonianze e documenti storici, riportati sia in lingua italiana che tedesca. Lettere, fotografie, disegni di progetto e preventivi originali testimoniano gli sforzi economici dei costruttori, nonché le difficoltà tecniche del costruire in alta quota, in un’epoca in cui la tecnologia e i comfort ancora non alleggerivano la fatica dell’uomo; le tariffe applicate dal rifugio e dalle guide, così come i libri delle frequentazioni, documentano invece l’arrivo dell’alpinismo turistico nella Val di Sole.
Ma il rifugio Vioz ha subito ben due ristrutturazioni importanti, successive alla prima edificazione del 1911; la documentazione progettuale è in parte riportata nel volume che il curatore, al quale va il nostro ringraziamento, ha deciso di mettere liberamente a disposizione di tutti gli studiosi e degli appassionati affezionati a questi luoghi.
Nel frattempo, va aggiunto a margine che Teresina Monegatti Casanova, nata a Pejo nel 1945, dal 1958 in servizio al Vioz gestito dai fratelli Casanova (di cui sposerà Renato nel 1968), il 19 settembre scorso è stata premiata con la Targa d’Argento della Solidarietà Alpina per il suo lungo e silenzioso impegno al rifugio, dove inoltre crebbe i 4 figli; tra questi, Mario, subentrato poi nella conduzione del rifugio, per continuare la tradizione di famiglia.
…Vòn sul Mont… Capanna Vioz Hütte. Un monte e un rifugio raccontano, a cura di Francesco Groaz (Edizioni SAT – Sezione di Pejo, 2011).
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Chi è il curatore
Groaz Francesco (o per tanti Gianfranco) nasce a Cogolo di Peio nel 1950, dove abita fino al 1960, per poi vivere in varie parti d’Italia, prima a causa del lavoro del padre, poi, come geometra, al seguito di un’impresa di grandi cantieri, fino al 1981, quando è assunto presso la Provincia autonoma di Trento nel Servizio bacini montani, dove lavora fino al 2008, seguendo i cantieri di sistemazione idraulico-forestale, in amministrazione diretta, dell’alta Val d’Adige, della Val di Non e della Val di Sole. Dall’età di 8 anni e fino ai 16 anni trascorre il periodo delle vacanze estive aiutando la cugina Tilde Groaz nella gestione del rifugio Larcher al Cevedale, facendo il portatore dei viveri, rinfrescando la pittura della segnaletica dei sentieri e facendo altri piccoli lavoretti. Nell’agosto del 1966 cade in un crepaccio sul ghiacciaio del Cevedale e viene salvato, dopo più di 12 ore, dal Soccorso alpino di Peio, che, per la difficile impresa, viene insignito all’Ordine del Cardo. È stato membro del Corpo Soccorso alpino Trentino, in qualità di esperto del Servizio valanghe del CAI, con il compito di istruire sia i componenti del Soccorso alpino che gli scialpinisti, e membro del Comitato glaciologico Trentino, partecipando per parecchi anni alla rilevazione annuale dei ghiacciai dell’Adamello e del Cevedale. Sposato da 46 anni, vive fra Trento e Cogolo, ha tre figli e due nipotini ai quali cerca di trasmettere l’amore per la montagna ed il ricordo di chi ci ha generato.