Quest’anno cinque importanti inaugurazioni, tra ricostruzioni e ampliamenti (oltre a un concorso)
di LUCA GIBELLO
L’arco alpino orientale continua a dominare le cronache in materia di edilizia dei rifugi. Ecco gli aggiornamenti rispetto all’anno scorso, quando già ce ne occupammo.
Su tutti, non cessa di far parlare di sè il nuovo rifugio di passo Santner (2734 m), che dall’1 luglio ha sostituito il precedente ricovero da 8 posti letto. Alcune polemiche fioccano a sproposito, dimostrando scarsa conoscenza della realtà, limitandosi a fare copia/incolla di erronee informazioni circolanti sul web. Si parla infatti di una gigantesca piramide innalzata per 3 piani sul passo ai piedi del Catinaccio. In realtà si tratta di un volume prismatico a sezione triangolare, che dunque recupera l’archetipica forma della capanna. Certamente il volume è più grande (ricettività aumentata da 8 a 32 posti letto) ma, dal nostro sopralluogo (purtroppo solo esterno) effettuato un mese prima dell’inaugurazione, il fabbricato sembra quasi affondare nel terreno, soprattutto se visto salendo dal rifugio Re Alberto. Legittimo è invece l’altro bersaglio delle critiche: la trasformazione della ricettività in alberghiera. I proprietari (privati) si difendono ma, certamente, a livello di pianificazione del territorio e di concessioni a costruire, bisognerebbe porsi più di un interrogativo sull’inflazione di strutture per l’ospitalità presenti nella zona intorno al Catinaccio: in un comprensorio percorribile all’incirca in una giornata da un escursionista medio s’incontrano 7 rifugi: Roda di Vael, Fronza, Santner, Re Alberto, Vajolet, Preuss, passo Principe; senza contare i veri e propri alberghetti nella conca di Gardeccia…
Restando in provincia di Bolzano, è stato ricostruito integralmente, nell’arco di soli due anni (in anticipo di uno rispetto alla consegna prevista), anche il rifugio Petrarca (Stettiner Hütte) in val Passiria, sul versante sud dell’Ötztal, nel cuore del Parco naturale Gruppo di Tessa (2875 m). Inaugurata il 24 luglio con standard CasaClima, la nuova struttura, esito di un concorso internazionale di progettazione che ha visto prevalere lo studio Area Architetti Associati (Andrea Fregoni e Roberto Pauro), si caratterizza per l’articolata volumetria, in dialogo con l’orografia del sito, senza concessioni all’immagine tradizionale del rifugio. Sul fronte dell’ingresso, una bassa piastra monoplano contiene gli spazi giorno (sala pranzo da 92 posti) e si raccorda al terreno, quasi mimetizzandosi con esso. Al di sopra e a fianco di tale sorta di basamento, che in copertura si trasforma quasi in terreno naturale, si staglia un possente volume monolitico dall’aspetto piuttosto severo, sviluppato in altezza per 5 piani (76 posti totali nei dormitori, più 15 per il personale). La particolarità risiede nello spigolo vivo “a prua” rivolto verso lo scosceso versante montuoso che lo sovrasta, al fine di fendere eventuali valanghe; come quella che, nel 2014, distrusse completamente il rifugio. Il rivestimento è stato realizzato in pannelli prefabbricati di cemento armato e gli interni sono in abete. Inoltre, nell’estate 2019 è stata captata una sorgente e si è realizzata una nuova condotta per l’approvvigionamento dell’acqua potabile. In mano alla Provincia autonoma dal 2005, in seguito al trasferimento di proprietà di 26 rifugi alpini alla Provincia da parte dello Stato, il Petrarca è costato 6,2 milioni (3.300 metri cubi per una superficie utile di 750 metri quadri) ed è gestito da oltre 30 anni dalla famiglia Schwarz-Fontana.
Il 9 luglio il CAI Monza ha inaugurato la ristrutturazione del rifugio Maria e Alberto ai Brentei (2182 m), nelle Dolomiti di Brenta. Il progetto di ALPstudio ha concepito lo smantellamento di una serie di volumi aggiunti nel tempo, al fine di valorizzare il corpo principale del rifugio in pietra, a cui fa da contrappunto un volume basso, dalla scocca metallica e vetrata, che s’innesta a L su due fronti e ospita la panoramica sala ristorante. In attesa di andare a verificare di persona, la dialettica tra preesistenza e nuova costruzione sembra riuscita.
Festeggiamenti addirittura doppi per il CAI Schio nelle Prealpi Vicentine, dove il rifugio Achille Papa al Pasubio (1928 m), in occasione del 100° di fondazione, il 23 luglio ha inaugurato un ampliamento. Su progetto dello studio di architettura Civico24Progetti, il nuovo corpo di fabbrica è destinato alla cucina e agli spazi per il rifugista. Pur autonomo rispetto alla preesistenza, si pone in stretta continuità con essa, sia dal punto di visto tipologico che nelle altimetrie, giocando invece su una rotazione della doppia falda di copertura. Apprezzabili l’essenzialità e il rigore del volume in cemento a vista. Sulla vicenda storica del sito è in corso la mostra “Porte del Pasubio. Dalla città della guerra ai rifugio Papa”, a cura di Claudio Rigon (fino al 26 marzo 2023 presso il Museo civico di Palazzo Fogazzaro a Schio).
Il 10 settembre è stato inaugurato anche l’ampliamento con ristrutturazione del rifugio Città di Trento al Mandrone (2449 m), nel gruppo dell’Adamello, di proprietà della SAT di Trento. L’intervento, costato 1,27 milioni, ha riguardato l’adeguamento antincendio del fabbricato originario (1959), il frazionamento della camerata in camere più piccole, l’efficientamento dell’involucro con un rivestimento metallico e la realizzazione di nuovi servizi igienici e, soprattutto, di una più capiente sala da pranzo, da 90 posti, che pareggiano così i posti letto preesistenti. Tale volume scatolare in legno, invero un po’ tozzo, è l’elemento connotante, proteso con grandi vetrate aperte sul ghiacciaio del Mandrone e sulle Lobbie, e con la copertura piana che funge da terrazza.
Infine, sono stati resi noti gli esiti del concorso di progettazione, bandito dalla stessa SAT, per la ristrutturazione dell’ultimo piano del rifugio Tommaso Pedrotti alla Tosa (2491 m), nelle Dolomiti di Brenta. Su sessanta partecipanti, ha avuto la meglio il gruppo guidato da Stefano Pasquali (con Samantha Minozzi, Alberto Stangherlin e Andrea Moser). Anche in questo caso, come per il vicino Brentei, una scocca metallica vistosamente dipinta di rosso marca l’aggiunta in copertura e nei nuovi collegamenti verticali, distaccandosi dal cubico volume preesistente in pietra. L’intento è quello di mantenere aperto il rifugio durante i lavori, previsti dalla primavera 2023 per un costo di 990.000 euro, e un aumento di cubatura del 5% (134 metri cubi), mentre i posti letto resteranno invariati, ovvero 135.