Visita al nuovo bivacco installato in alta Val Pellice
di LUCA GIBELLO
Il luogo, al limitare dell’alta quota, è davvero incantevole; con l’asprezza dei torrioni del Monte Palavas (2929 m), appena lì dietro, che contrasta con i sinuosi declivi erbosi tutt’intorno. In lontananza, catene di monti che si susseguono a perdita d’occhio, dominati dalla silhouette del Monviso, quasi di scorcio. Ci troviamo al Colletto del Palavas (2610 m), sullo spartiacque Italia-Francia, tra Val Pellice e Valle del Guil. Dall’ottobre 2021 è operativo il bivacco Salvasera, in ricordo di Sara Selvatico, appassionata di montagna scomparsa prematuramente per un infarto a 45 anni. La realizzazione vede la collaborazione dell’associazione Salvasera (nata per organizzare iniziative a ricordo dell’amica – Salvasera era il nick name di Sara), del Comune di Bobbio Pellice e del Cai Uget Val Pellice. La struttura, che conta 8 posti letto su 16 mq, presenta una seducente immagine contemporanea: volume cubico coperto a due falde asimmetriche, rivestito in acciaio Corten e sorretto da “zampette” metalliche, tagliato da una generosa finestra a nastro angolare che incornicia a sud-ovest il Monviso e i rilievi francesi. Meno rilevante il procedimento costruttivo (impresa: Fratelli Boerio), con struttura portante in legno lamellare di abete (così come le doghe di rivestimento interno e gli arredi) e isolante in lana di roccia: il tutto montato in opera, senza il ricorso a una prefabbricazione modulare per parti a valle.
Ancora bivacchi?
Sara Selvatico era un’educatrice professionale presso il dipartimento di patologie delle dipendenze dell’ASL To 2, impegnata fino dai 20 anni nel fornire supporto ai malati di AIDS. Perché dunque dedicarle un bivacco? Come spiegavano gli amici nel 2019: “l’accoglienza, il senso di ospitalità, l’ascolto e il conforto. Un bivacco è un luogo di raccoglimento, in cui ascoltare e ascoltarsi, un riparo e un ristoro per chi ha affrontato la salita di una montagna. Proprio nella sua funzione primaria di sollievo e rifugio, è un luogo che assomiglia a Sara”.
Al solito, possiamo discutere sulla reale necessità dell’intervento. Se da un alto è vero che la presenza del bivacco ha rivalutato la “traversata dei torrioni”, storica via di cresta aperta, con due compagni, nel 1923 dall’ingegnere e partigiano Willy Jervis, barbaramente trucidato dai nazisti (e, con essa, altri itinerari di roccia sul fianco italiano del Palavas), dall’altra, il rifugio omonimo dedicato allo stesso Jervis presso la Conca del Prà dista 2 ore e mezzo dal Colle, e circa la medesima distanza intercorre con il fondovalle Oltralpe.
Quando siamo saliti, un sabato sera di fine settembre, ci siamo ritrovati in 20, sebbene solo in 5 lo stessimo utilizzando come punto d’appoggio alpinistico. Invero, la struttura ha retto bene il sovraffollamento, anche se, forse, i progettisti (Kun Min Kim e Michele Carrara) avrebbero potuto sfruttare maggiormente lo spazio in altezza per i posti letto, vista la quota di colmo.