Aggiornamenti sulle realizzazioni recenti, tra Piemonte, Valle d’Aosta e Canton Ticino
di LUCA GIBELLO
Non si arresta la “bivaccomania” sull’arco alpino: dalle associazioni ed enti territoriali che bandiscono concorsi di architettura e predispongono progetti, ai molti professionisti e studenti che vi si cimentano, ai fruitori che, sempre più spesso a favore della platea social, li visitano. Come abbiamo già avuto occasione di scrivere, per le nuove collocazioni servirebbe quanto meno una pianificazione. Ma veniamo alla breve rassegna delle ultime tre opere degne di nota.
BIVACCO PIANO DELLA PARETE (CANTON TICINO)
È il primo nel suo genere nel Cantone elvetico. Voluto dalla sezione Lucomagno della Società Alpinistica Ticinese (SAT) e inaugurato l’estate scorsa, si trova in alta Val Malvaglia, a quota 2.725 m, tra il Rifugio Giumela e la Capanna Quarnei, spezzando un tragitto di 24 km e 3.000 m di dislivello. La struttura, ovviamente non custodita (ma per il cui pernotto serve la prenotazione) è infatti parte integrante della neonata Via alta Crio. Per questo, secondo i promotori, fin da subito il bivacco si è rivelato strategico per la concretizzazione del progetto escursionistico che completa il panorama delle Vie alte del Sopraceneri, con un trekking in quota tra il Bellinzonese e l’alta Valle di Blenio che corre lungo il confine tra Ticino e Grigioni (circa 100 km di percorrenza, oltre 10.000 metri di dislivello, 10 tappe).
Il manufatto, che dispone di una quindicina di posti letto, è stato progettato da Sabrina Binda e Nicola Truaisch, richiamando vagamente l’immagine di un dado (o friend) da assicurazione per arrampicata – come già visto nel bivacco al Col Clapier, in alta Valle Susa, realizzato da Alprogetti nel 2013. Non riscaldata, la struttura dispone tuttavia di un piccolo impianto fotovoltaico, dotato di batterie di accumulo, per l’illuminazione interna e l’alimentazione di una postazione USB per la ricarica di apparecchi elettronici, mentre una cucina è alimentata con bombole a gas. Il WC, a secco, è accessibile unicamente dall’esterno e sfrutta il processo di compostaggio naturale dei rifiuti solidi e liquidi.
Tutto è stato costruito in Valle di Blenio, coinvolgendo ditte e progettisti della regione. Un aspetto di artigianalità, piuttosto scostato da caratteri minimali e di essenzialità, che si riscontra nell’immagine complessiva e nei dettagli dell’attacco a terra e del montaggio della carpenteria lignea, rivestita in alluminio, avvenuto in loco previo elitrasporto di moduli semilavorati.
BIVACCO BERRONE IN ALTA VALLE DI SUSA (TORINO)
Lo studio di progettazione EX. (Andrea Cassi e Michele Versaci), già artefice, poco distante da lì, dell’apprezzato bivacco Corradini alla Dormillouse, concede il bis. Stavolta il bivacco (a 2.850 m), installato nell’autunno 2023 e dedicato alla memoria di Stefano Berrone, sorge nel vallone del Seguret, tra i comuni di Oulx e Bardonecchia, sul ghiaione alla base del pendio che porta alla cima del Vallonetto, montagna del massiccio degli Ambin.
Si tratta di una struttura in legno e alluminio prefabbricata, leggera e reversibile, pensata come un origami. Il guscio è composto da pannelli in CLT (Cross Laminated Timber) appoggiato su una base in acciaio che insiste su quattro plinti prefabbricati. Un sistema a secco montabile in quattro giorni di lavoro e facilmente smontabile. I pannelli strutturali lignei, l’involucro esterno e la base metallica sono stati progettati con l’obiettivo di ottimizzarne i pesi, nell’ottica di facilitare le operazioni di assemblaggio o viceversa.
Una sorta di tenda rigida dall’impianto planimetrico ottagonale, con quattro falde a piramide e altrettante “braccia” ortogonali prismatiche a capanna, terminanti con una finestra-abbaino alla quota del pavimento. L’organizzazione radiale dell’edificio definisce la posizione dei posti letto intorno a un vano centrale – simbolicamente il focolare di questa piccola struttura – secondo proporzioni che richiamano quelle di un tatami. L’altezza interna ridotta e la copertura spiovente mettono gli alpinisti in una condizione simile a quella dell’interno di una tenda. I fruitori non possono entrare in piedi all’interno del bivacco ma devono forzatamente abbassarsi e restare seduti o in ginocchio sulla grande piattaforma in larice. Questa configurazione spaziale ha permesso di ricavare da otto fino a dieci posti letto minimizzando la dimensione del manufatto e, in particolare, l’altezza, contenuta al vertice in 2,8 m.
L’immagine sfaccettata, ma dalla simmetria centrale, richiama i dischi volanti e sembra più evocare atmosfere glamour che non obbedire a precise esigenze di abitabilità interna. il bivacco, poi, come punto d’appoggio, ha un’assai limitata utilità, essendo prossimo ad altri ricoveri già presenti in una zona peraltro non così remota. Ma, ovviamente, ha subito attirato i followers di Instagram!
MODULO ABITATIVO SASSO A BIONAZ (AOSTA)
Nell’estate 2024, in soli due giorni di lavoro è stato installato, in un sito a 2.400 metri di quota nel Comune di Bionaz, il modulo abitativo SASSO (Small Alpine Shelter for Scientific Observation), realizzato nei primi due anni di attività dal team “Shelters – Architectures for the Alps” del Dipartimento di Architettura e Design, formato da studenti di architettura e ingegneria del Politecnico di Torino. Il progetto si è avvalso delle competenze dell’Istituto di Architettura Montana del Politecnico, ed è stato realizzato con il patrocinio di Fondazione Courmayeur Mont-Blanc, CVA, Arpa Valle d’Aosta, Habitons N(o)us, Diocesi di Aosta
Si tratta di un piccolo modulo abitativo a supporto del monitoraggio ambientale in alta montagna che servirà ad accogliere e mettere in sicurezza sia la strumentazione che il personale tecnico che necessita di un ricovero durante i rilevamenti in quota.
Il modulo, realizzato grazie al supporto dei fondi dell’Ateneo per le progettualità studentesche e a sponsorizzazioni di partner privati, è stato impegnato per tutto l’anno in un percorso espositivo itinerante che lo ha visto toccare il Forte di Bard nell’ambito dell’iniziativa “Forte di Bard per la montagna”, il Castello del Valentino a Torino nell’ambito della “Biennale Tecnologia” e del Festival “Un grado e mezzo”, e infine il Comune di Valpelline (Valle d’Aosta).
SASSO rimarrà in quota per alcuni anni, a disposizione dei ricercatori dei Dipartimenti DIATI e DENERG del Politecnico di Torino che, attraverso l’installazione di strumentazione di ricerca e impianti di autoproduzione dell’energia progettati per gli ambienti montani isolati, svolgeranno attività di monitoraggio dei ghiacciai e delle caratteristiche ambientali della zona: osservazione e misurazione delle masse glaciali e nevose, acquisizione di dati pluvio-termometrici, campionamento di acque e nevi di primo arrivo, sorveglianza dei fenomeni di dissesto, installazione di una stazione permanente GNSS e di una camera fotografica fissa per l’osservazione dei ghiacciai. Verrà utilizzato anche per stage formativi e lo sarà a disposizione di altri enti e tecnici che si occupano di monitoraggio ambientale.
Studenti del team (anni 2023-2024):
Andrea Vernetti Rosina (referente), Sylvie Lettry, Marta Maria Toniolo, Emma Colella, Maddalena Gallotto, Alice Luppi, Matteo De Bellis, Matteo Deval, Federica Santi, Lorenzo Ciarfella, Giada Belviso, Martina Chiarabaglio, Stefano Iacovacci.
Docenti tutor:
Roberto Dini – tutor (Dipartimento di Architettura e Design-DAD), con Alberto Cina, Stefania Tamea, Paola Marini, Paolo Maschio, Claudio De Regibus, Oliviero Baietto (Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI), Giulio Cerino Abdin (Dipartimento di Energia–DENERG), Valerio De Biagi (Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica-DISEG).
Con il supporto di:
Milko Rizzolo (Edil-Art Ecò) – coordinamento di cantiere, Cristian Bredy (guida alpina Scuola di Montagna Sarvadza) – coordinamento sicurezza, didattica e formazione outdoor, Sisto Girodo – lattoneria, Thierry Buillet – saldature, Andrea Gachet – trasporti e logistica, Heli Aosta – trasporti.