Il rifugio Deffeyes è l’ispiratore del nuovo romanzo per ragazzi di Sofia Gallo
di LUCA GIBELLO
L’idea è buona e le intenzioni altrettanto lodevoli; l’esito, invece, forse un po’ sotto le attese.
Scorre via veloce il nuovo libro di Sofia Gallo, torinese, viaggiatrice incallita, già insegnante scolastica, da più di 15 anni scrittrice a tempo pieno di numerosissimi testi per bambini e ragazzi che hanno ricevuto svariati riconoscimenti. Nell’ultimo suo lavoro, Un’estate in rifugio, emerge nitida la sua passione per la montagna. Il libro è edito da Salani (192 pp., 13,90 euro) in collaborazione con il CAI, di cui l’autrice è socia dall’età di 13 anni.
La vicenda si snoda intorno al rifugio Albert Deffeyes (2500 m), ai piedi del ghiacciaio del Rutor, nel comprensorio valdostano di La Thuile. Il padre di Giorgio, tredicenne protagonista del racconto, è infatti chiamato per l’intera stagione alla sua conduzione; e convince – con non poca fatica – il figlio a seguirlo nell’avventura. Di qui una serie d’incontri con adolescenti che, insieme alle scoperte ed esperienze montane, rivelano il carattere pedagogico (ma non pedante) della narrazione. Il rifugio, sempre presente quale palinsesto che detta i ritmi delle giornate e organizza intorno a sè un microcosmo di persone, cose e azioni, non viene tuttavia rappresentato nella sua consistenza fisica (l’aspetto edilizio) o patrimoniale (l’aspetto storico).
Infine, non siamo esperti di letteratura per ragazzi ma ci pare che, analogamente, i personaggi non siano completamente tratteggiati, lasciando anche alcune trame del racconto piuttosto irrisolte o inadeguatamente sviluppate. Ma, forse, molto più semplicemente, questo è lo specchio dell’odierna gioventù, che troppo poco siamo in grado di decifrare.