La scomparsa di Lorenzo Scandroglio e il congedo di Egidio Bonapace
Lo ribadiamo sempre, durante i nostri confronti pubblici. Non ci piace chiamarli “gestori”: un termine impersonale, asettico, che ricorda qualcosa di meramente amministrativo, freddamente organizzativo. Preferiamo chiamarli rifugisti, o custodi. Coloro che meritano tale appellativo sono quelli che vivono il loro impegno come una vocazione; per alcuni, si tratta di una vera e propria missione. Perchè saranno importanti la qualità dello spazio e il comfort che ci trasmette un rifugio, ma il ricordo della nostra permanenza lassù sarà indelebilmente segnato dal tipo di accoglienza riservataci dal “padrone di casa”, nonchè dal tipo di relazione che s’instaura con lui.
Per lasciar spazio alle nuove generazioni, dopo quasi dieci anni si congeda invece dalla custodia del rifugio Giovanni Segantini in val d’Amola (2373 m) Egidio Bonapace, figura carismatica non solo nell’ambiente trentino, guida alpina e già presidente del Trento Film Festival, oltre che accademico del CAI. Parallelamente alla scalata delle vette di mezzo mondo, e alla conoscenza da vicino delle varie genti e culture che popolano le montagne di tutti i continenti, quasi trent’anni fa Bonapace si è preso in carico il rifugio Giorgio Graffer nelle Dolomiti di Brenta (2261 m), per poi passare al ben più remoto rifugio Segantini. Il fabbricato storico del 1901, ancora esistente (e affiancato dal nuovo edificio del 1977), è la migliore testimonianza sopravvissuta della peculiare tipologia edilizia “a cubo”, messa a punto dalla Società Alpinisti Tridentini a inizio Novecento. In qualità di presidente dell’Accademia della Montagna, a lui si deve inoltre il coinvolgimento di docenti e studenti dell’Università di Trento sul tema del progetto dei nuovi rifugi e dell’adeguamento di quelli esistenti, attraverso apposite lezioni ed esercitazioni accademiche che, negli anni scorsi, hanno visto anche il diretto apporto della nostra associazione.